Luigi Macaluso, per tutti più affettuosamente Gino, nasce a Torino il 9 giugno del 1948.
Alla fine degli anni ’60, poco più che ventenne, entra nel mondo delle competizioni automobilistiche. La sua è una breve ma gloriosa carriera professionale nella squadra ufficiale Fiat Abarth: in qualità di co-pilota, vince nel 1972 il Campionato Europeo Rally e la Mitropa Cup in coppia con Raffaele Pinto su Fiat 124 Spider e nel 1974 il Campionato Italiano Rally insieme a Maurizio Verini su Fiat 124 Abarth.
Sempre nel ’74, Gino si laurea in Architettura al Politecnico di Torino con una tesi che, trattando dei sistemi di sicurezza sulle automobili da corsa e la loro possibile applicazione nel design di quelle prodotte in serie, riesce a unire la passione per il motorsport ai suoi studi. Era sempre stato un ragazzo curioso di tutto con una spiccata predisposizione per il disegno fin dall’infanzia: quella facoltà gli era sembrata la scelta più naturale e, in effetti, in quegli anni sviluppa e coltiva il suo spiccato interesse per il disegno industriale.
Un anno dopo, nel 1975, entra nel mondo dell’orologeria lavorando per un distributore italiano di grandi marchi svizzeri. Nel 1982 comincia la sua avventura imprenditoriale fondando MGA, che poi diventerà Tradema: è una società che distribuisce in Italia i marchi svizzeri e americani Blancpain, Breitling, Hamilton. Appena sette anni dopo, nel 1989, entra nel capitale della storica manifattura Girard-Perregaux di La Chaux-de-Fonds, in Svizzera, e nel 1992 ne assume la Presidenza. Poco dopo, a Girard-Perregaux si aggiunge la marca Daniel Jean Richard, risalente a uno dei padri fondatori dell’orologeria svizzera, e le due realtà insieme convergono nel Gruppo Sowind. In pochi anni, Gino si guadagna la fama di riscopritore di marche storiche e di portabandiera dell’enorme valore culturale, estetico e tecnico dell’orologio meccanico ma, soprattutto, riesce a far valere le sue capacità imprenditoriali mentre esprime la sua creatività come designer di casse, quadranti e bracciali per le nuove collezioni. Nel 1998 gli viene perfino conferito il Premio GAIA “Esprit d’Enterprise-industrie”, il più prestigioso riconoscimento del mondo orologiero svizzero, e dal 1999 viene eletto per tre mandati Presidente della Association Interprofessionelle de la Haute Horlogerie (AIHH), l’associazione che in quegli anni rappresentava i migliori produttori e distributori del settore.
Nonostante l’impegno e le soddisfazioni nell’orologeria, Gino non abbandona il primo amore: il mondo dell’automobile e delle competizioni. Nel 1987 entra a far parte del Club Italia, un’associazione che riunisce appassionati dell’auto made in Italy: pochi anni dopo, all’inizio degli anni ’90 ne diventa addirittura il Presidente, mantenendo la carica per quasi due decenni.
È proprio mentre si dedica a promuovere i valori culturali, sociali, estetici e storici dell’automobile che riscopre e decide di restaurare vetture da rally risalenti all’epoca d’oro della specialità: da qui inizia a prendere vita quella che ancora oggi è una tra le più rilevanti collezioni in questo settore.
Nonostante l’interesse per lo sport del passato, comunque, Gino non trascura quello del presente. Nel 1997 entra a far parte della Commissione Sportiva Automobilistica Italiana (CSAI), che in seno all’Automobile Club d’Italia (ACI) svolge la funzione di federazione italiana dello sport dell’automobile, ricoprendo incarichi specifici nei rally; nel 2001 ne diventerà Presidente. Nel 2000 fonda una squadra che punta a competere nel Junior World Championship (Junior WRC) con i colori italiani: così nasce a Torino la R&D Motorsport, che con Andrea Dallavilla alla guida di una Fiat Punto Rally Super 1600 arriverà ad aggiudicarsi il titolo di vicecampione nel mondo nella stagione 2001 del JWRC. Dal 2005, poi, viene eletto Presidente della Commissione Internazionale Karting, organo della Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA), e diventa il rappresentante dell’Italia nel Consiglio Mondiale della stessa FIA.
La Repubblica Italiana lo decora con due onorificenze civili: il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito nel 2007 e di Cavaliere del Lavoro nel 2009.
Poco dopo, il 27 ottobre 2010, viene a mancare improvvisamente lasciando un vuoto nella moglie Monica e nei figli Stefano, Massimo, Anna e Margherita, ma anche nel panorama imprenditoriale e culturale italiano.
Rallysta, designer, imprenditore, collezionista: Gino è stato tutto questo, grazie ad alcune grandi intuizioni e una notevole e ammirevole tenacia. Per tutta la vita ha coltivato la passione per l’arte, per il design e per l’architettura, affinando quel gusto estetico che l’ha aiutato nella creazione di nuovi orologi e nella cura del restauro delle vetture storiche. Ma la sua eredità creativa più importante sono probabilmente i suoi progetti, uno su tutti la sua Collezione: è questa la scintilla da cui prende vita la Fondazione che porta il suo nome.